INCHIESTA L'ESPRESSO - 2^ PARTE: "TUTTI QUEI MILIARDI CHE MANCANO ALL'APPELLO, COLLOQUIO CON L'ESPERTA DI TRIBUTI MARIA CECILIA GUERRA" - di Luca Piana"
Gli acconti delle aziende per il 2009 sono crollati. Perché i manager hanno capito che aria tira. Parla una esperta di tributi.
Lo smantellamento delle misure anti-evasione ha già sottratto al Fisco "alcuni miliardi di euro" e l'effetto è destinato ad aumentare nel corso dell'anno. Lo sostiene Maria Cecilia Guerra, docente di Scienza delle Finanze all'Università di Modena e Reggio Emilia, a suo tempo chiamata dal governo Prodi all'Agenzia delle Entrate. Il punto di partenza di Guerra è il fabbisogno dello Stato, che nel 2008 è balzato a 52,9 miliardi, contro i 26,5 del 2007 e i 45,2 previsti dal ministero dell'Economia a settembre.
All'appello mancano più di 7 miliardi...
"Partiamo dalle spiegazioni che ha dato il governo. Non mi convince che il peggioramento sia imputabile alle misure anticrisi, che sono tutte coperte, secondo i documenti ufficiali. Un effetto potrebbe essere legato all'acconto delle imposte sui redditi, per l'opportunità che è stata data alle imprese e ai lavoratori autonomi di rinviare ai primi mesi del 2009 il versamento del secondo acconto annuale su Ires e Irap. È un fattore che ha certamente pesato ma che non va sopravvalutato".
Perché?
"In primo luogo, il decreto è stato emanato il 29 novembre, quando molte imprese avevano già pagato in vista della scadenza del primo dicembre. È però anche probabile che diverse aziende abbiano deciso di versare meno di un anno fa, in previsione di minori imposte da pagare".
La questione si sposta a monte, allora. Perché meno imposte?
"Certamente il peggioramento del ciclo economico incide: se gli ordini negli ultimi due mesi dell'anno sono diminuiti sensibilmente, le imprese potrebbero aver già rifatto i calcoli e deciso di ridurre gli acconti. C'è inoltre la possibilità che molti contribuenti, anche piccole imprese soggette all'Irpef, abbiano scelto di ritardare i pagamenti perché le sanzioni a cui vanno incontro sono ridotte. E potrebbero rendere più conveniente chiedere i soldi in prestito al Fisco, ritardando i pagamenti, piuttosto che alle banche".
Può influire l'impressione di un governo meno feroce con chi evade?
"L'effetto si fa sentire certamente, ma non riguarda soltanto gli acconti di imposte come l'Ires e l'Irap. Già dai pochi dati disponibili al momento ci sono importanti segnali che sulle imposte indirette - e penso soprattutto al versamento dell'Iva- l'evasione sta aumentando: i contribuenti sfruttano le opportunità offerte dallo smantellamento dei provvedimenti introdotti per combattere l'evasione".
Secondo la Banca d'Italia nei primi 11 mesi del 2008 le entrate tributarie sono aumentate del 2,8 per cento rispetto a un anno prima...
"Sì, ma la dinamica delle entrate è andata sempre più rallentando e mentre la tenuta del gettito su alcune imposte può avere delle giustificazioni - ad esempio l'Irpef ha sicuramente risentito positivamente dei diversi rinnovi contrattuali per alcune categorie di lavoratori dipendenti - è l'Iva che non tiene il passo con la sua base imponibile: i consumi sono cresciuti di più del gettito. Insisto sull'Iva perché è l'imposta più sensibile all'evasione: fu la prima ad aumentare con i provvedimenti del governo precedente; è la prima a diminuire adesso".
Quali sono le cause che spingeranno i contribuenti a pagare meno tasse?
"Certamente l'aver ridotto la tracciabilità dei pagamenti effettuati ai professionisti, l'abolizione dell'obbligo per gli imprenditori e gli stessi professionisti di tenere l'elenco dei clienti e dei fornitori, la riduzione delle sanzioni per chi viene scoperto a evadere. Ma ci sono anche provvedimenti meno conosciuti, come ad esempio aver eliminato la responsabilità in solido per chi fa un appalto sul pagamento delle ritenute fiscali da parte di chi se lo aggiudica o delle imprese subappaltatrici: in questo modo viene meno il coinvolgimento di nuovi soggetti nei controlli".
È possibile stimare quanto pesa l'abbandono della lotta all'evasione sui conti pubblici?
"Calcoli più precisi saranno possibili solo tra qualche mese, con i dati definitivi del 2008. Se si considera però che il governo precedente aveva quantificato in 23 miliardi di euro il gettito aggiuntivo garantito dalle misure anti-evasione, stiamo probabilmente parlando di alcuni miliardi".
L'effetto potrebbe essere maggiore nei conti pubblici del 2009?
"Lo ritengo molto probabile, anche perché all'assenza di mesi virtuosi, come sono stati i primi del 2008, si sommerà l'aumento fisiologico dell'evasione che si ha quando l'economia va male".
Tremonti ha respinto le richieste di una manovra anti-crisi più incisiva con la necessità di preservare i conti pubblici. Si può dire che la manovra espansiva in realtà c'è stata, ma ha favorito solo chi può eludere le tasse?
"È una valutazione possibile. Non bisogna sottovalutare però che i conti pubblici riservano sempre sorprese e che, ad esempio, non è ancora chiaro come verranno attuati molti tagli alla spesa che sono stati solo preannunciati nella manovra estiva e che dovrebbero interessare in particolare sanità e enti locali. In questo senso, dunque, è possibile che il ministro dell'Economia abbia preferito conservare qualche spazio di manovra per il futuro, magari quando ci sarà la necessità di spendere elettoralmente qualche intervento fiscale".